L’elaborato, a seguito di una ricostruzione della disciplina normativa presente in materia di contratto a tempo determinato, in Italia e in altri ordinamenti europei (Spagna, Francia ed Inghilterra), affronta i più rilevanti nodi problematici dell’istituto nel settore privato e pubblico, mettendo in luce le principali querelle dottrinali e giurisprudenziali. Attraverso una valutazione quantitativa e qualitativa dello strumento contrattuale in questione vengono proposte alcune riflessioni sui temi della flessibilità e della precarietà nel mondo del lavoro, nell’intento di fornire una risposta ad alcuni interrogativi: la flessibilità è necessariamente precarietà o può essere letta quale forma «speciale» di occupazione? Quali sono i possibili antidoti alla precarietà? In conclusione, si ipotizza una nuova «flessibilità socialmente ed economicamente sostenibile», da realizzarsi tramite l’ausilio delle Regioni e dei contributi del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale: al lavoratore potrà essere garantita la continuità con il lavoro tramite percorsi formativi mirati, evitando che sia il datore di lavoro a farsi carico dei costi per la formazione dei dipendenti assunti a termine.