La competenza non riesce da sola a dare forza e vita agli spiriti animali, che vivono dentro di noi. Così la socievolezza accoglie l’intelligenza emotiva e porta a vedere l’altro in tutta la sua costellazione affettiva come origine di vita, di energia, di potenza. Solo la moralità regala, però, quell’immunità alla leadership che genera la squadra e opera come collante attraverso una comunicazione simmetrica, che si allontana dall’uso della paura, come strumento di controllo e di gestione. Il medium dello spirito è il silenzio, l’emozione è quel fluido che offre alla parola il valore di arrivare all’altro, riconoscendolo. La comunicazione digitale può divorare il silenzio, confondere il nostro spirito e nell’additività, prodotta dal frastuono comunicativo, rallentare l’andatura dello spirito. Una risorsa umana deve avere il coraggio di esserlo per ascoltarsi anche a costo di ignorare il potere dei sacerdoti delle scienze del management. Nella società della prestazione, il soggetto sfrutta se stesso fino a crollare e sviluppa auto-aggressività ed è così che il sé, da un libero e magnifico progetto, si trasforma in un proiettile che il soggetto rivolge contro se stesso.